Welfare day, spesa privata aumenta ancora. Serve sempre più secondo pilastro (quello giusto)

Lo aspettiamo con ansia ogni anno ed è arrivato: il “Welfare Day”, il super evento organizzato da RBM Salute. E soprattutto, il nuovo rapporto elaborato insieme al Censis e dedicato alla sanità pubblica, privata e intermediata.

Italiani rancorosi nei confronti della sanità pubblica, spesa privata che probabilmente entro pochi mesi arriverà alla cifra record di 40 miliardi, sempre più italiani che si indebitano per pagarsi le cure. L’anno scorso, ce lo ricordiamo tutti, si era parlato di oltre 13 milioni di cittadini che avevano rinunciato ad una qualche prestazione sanitaria per motivi economici. Dati che erano stati presto contraddetti dall’Istat e dal ministero della Salute.  Vedremo se anche quest’anno il rapporto sarà messo in discussione, o se gli amici di Rbm potranno dormire sonni tranquilli, almeno fino a giugno del prossimo anno.

In ogni caso, i dati sono sicuramente interessanti, ed evidenziano ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, la necessità di spingere ancora di più la sanità integrativa.

Parliamo di numeri: tra il 2013 e il 2017 la spesa privata è aumentata del 9,6% in termini reali, molto più dei consumi complessivi (+5,3%). E 44 milioni di italiani hanno dovuto pagare prestazioni sanitarie per intero o in parte con il ticket. Praticamente i ¾ della popolazione, che si ritrova a pagare sia le tasse che le singole prestazioni ogni volta che ne ha bisogno. E non dimentichiamo che c’è sempre il solito problema, le famigerate liste di attesa.

Chi non ha soldi, questa volta, dice il rapporto, non ha rinunciato, bensì si è indebitato: qualcuno ha persino venduto immobili, altri hanno svincolato risparmi. Certo, al solito chi ci rimette sono sempre le fasce più deboli della popolazione: meno guadagni, più devi trovare soldi in più per pagare la sanità di cui – giustamente – non puoi fare a meno. Disuguaglianza sociale.

Così, oltre che cornuti e mazziati (nonché impoveriti), buona parte degli italiani sono anche incazzati. Con chi? Con il Servizio sanitario nazionale, certo, ma anche con altri italiani. Quelli che fumano, che seguono stili di vita poco salutari, e che “ingorgano” la sanità pubblica con i loro problemi che potrebbero benissimo essere evitati. E ce l’hanno anche con la mobilità sanitaria: ognuno si curi a casa propria, dicono. E che dire poi dei furbi, che grazie a conoscenze varie riescono ad ottenere l’appuntamento in ospedale il giorno successivo? Insomma, la situazione non appare certo rosea.

Lo sapevamo, anche se i dati dovessero essere in parte messi in discussione, la pancia del paese dice questo. Come del resto si è evidenziato anche con i risultati delle ultime elezioni.

Allora, qual è la soluzione proposta? “Una intermediazione strutturata da parte del settore assicurativo e dei fondi sanitari integrativi”, attivando come già avviene in buona parte d’Europa, “un secondo pilastro anche in sanità che renda disponibile su base universale – quindi a tutti i cittadini – le soluzioni che attualmente molte aziende riservano ai propri dipendenti”.

Da mesi sosteniamo che il modello più consono alla società attuale è quello basato sui tre pilastri. Sanità pubblica, sanità privata e sanità integrativa.

Il secondo pilastro è rappresentato da quella sanità integrativa viene gestita dagli enti a questo dedicati: Fondi Sanitari, Società di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza Sanitaria. Non le assicurazioni. La differenza principale sta nel fatto che non sono a scopo di lucro, come spesso più di qualcuno si dimentica. E in quanto tali, godono di agevolazioni fiscali. Vuoi le agevolazioni? Smetti di lucrare. Semplice.

Le assicurazioni possono tranquillamente restare a gestire il terzo pilastro, la sanità privata. Insomma, c’è spazio per tutti, sono tre i pilastri. Basta volere la botte piena e la moglie ubriaca.

E per questo che non concordiamo con il buon Marco Vecchietti, che continua – quasi con monotonia –  a perorare la causa (sua) di una riforma organica che metta tutti, dalle assicurazioni ai fondi alle società di mutuo soccorso sullo stesso piano.

Giusto diffondere la sanità integrativa, sbagliato creare confusione 😊

Condividi su: Facebooktwittergoogle_pluslinkedin

Leave A Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *